Di avventure ce ne furono parecchie e di botte se ne diedero e se ne presero per poter liberare il nipote Lot che se da un lato aveva scelto la zona delle terre migliori, dall’altro si era cacciato in un bel pasticcio. Un pasticcio che aveva preso la forma di una guerra. Una guerra è sempre una disgrazia, ma certo lo diventa di più se ti trovi dalla parte di quelli che perdono, quella parte nella quale si trovò Lot insieme al fatto che fu pure fatto prigioniero e, per dirla con le nostre parole, rapito senza richiesta di riscatto.
La vittoria fu bruciante e il colpo di mano compiuto da Abramo per liberare il nipote fu simile a quello delle truppe d’assalto dei film, ma malgrado la gioia per il successo ottenuto con la salvezza del nipote, il cuore di Abramo rimase nei giorni seguenti, inquieto e carico di domande.
“Ma che ci sto a fare io qui? Sono partito che ero già vecchio, sono andato per mezzo mondo alla ricerca di un posto che Dio mi doveva assegnare e soprattutto mi aveva promesso un sacco di figli, mi parlava di una discendenza numerosa come le stelle del cielo, stelle che in questa sera come in ogni altra sera guardo nel cielo infinito, mentre intorno a me non sento le risa e i giochi di figli miei”.
A dir la verità, mentre Abramo pensava a queste cose, gli sembrava di dirle a Qualcuno, anzi era quasi certo di stare a parlare con Dio e fu in quell’attimo che accadde una cosa strana mentre gli occhi si facevano pesanti e gli venne un gran sonno.
Quando Dio creò la donna da Adamo, si narra che su Adamo scese un gran sonno. C’è il sonno che si fa a letto dopo aver visto la televisione, c’è il sonno che ti fanno fare con l’anestesia prima di operarti e c’è il sonno che precede un atto speciale di Dio, come fu quella notte.
In quella notte Dio giurò ad Abramo...
Come si facevano i contratti in quel tempo in cui a scrivere non ci si riusciva tanto bene? Si faceva attraverso dei gesti: i pastori, per esempio, prendevano degli animali li uccidevano, li dividevano a metà, li appendevano a dei bastoni a formare un corridoio e, poi, ci passavano in mezzo. Era come dire: se io ti tradirò, se tradirò il patto fra noi mi potrai trattare come una di queste bestie attraverso cui siamo passati.
Naturalmente la cosa non poteva piacere agli animali (e oggi non piace neppure a noi), ma allora era così e non potevano avere senso frasi come: “ti dò la mia parola”, oppure “firma qui il contratto”.
Per questo nel sogno Abramo vide Dio, nella forma del fuoco, passare in mezzo a bestie divise a metà. Dio, cioè, giurò ad Abramo (ma non solo a Lui) servendosi del gesto che Abramo stesso usava per stabilire dei patti, fu come se Dio avesse detto a voce alta: “che succeda a me come a questi animali se io ti dovessi tradire”.
Che Dio si impegni facendo un patto con l’uomo è già una cosa straordinaria, ma ancora più straordinario fu ciò che successe dopo, un fatto le cui conseguenze sono arrivate sino a noi: attraverso gli animali passò solo Dio, Abramo neppure si mosse.
Dio ci promette una fedeltà assoluta (e vedremo quanto grande e incrollabile) e Abramo, l’uomo, a Dio non promette nulla.
Già, Dio ti è amico anche se Tu non lo cerchi e fai finta di non volerlo neppure sentire...
Fine della quinta puntata...