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“Guarda che sono fedele a ciò che prometto e non se ne parla che sia Ismaele il tuo erede. Ti ho promesso un figlio tuo: tuo e di Sara sarà (piccolo divertimento di Dio che sa giocare con le parole che ha inventato Lui come del resto tutto ciò che esiste, anche quello che pensiamo di avere inventato noi).
E se anche vale il proverbio aiutati che il ciel ti aiuta, vale per voi e non certo per me che sono e rimango Dio anche se mi lascio dare del tu da te.”
Qualcosa del genere indubbiamente si sentì dire Abramo se decise di fare qualcosa che gli ricordasse per sempre che lui era amico di Dio e che Dio era uno che ci sapeva fare, fu quando decise di fare a sé e a tutti i maschi una piccola operazione che gli lasciasse nella carne una specie di marchio di proprietà.
Un marchio tipo le etichette delle magliette che ora vengono cucite in bella vista perché tutti sappiano che ti vesti con roba di marca. Abramo, però, il suo marchio lo teneva nascosto perché era su una parte un po’ intima e che non si usa sempre, ma solo qualche volta.
Questo per ricordarsi lui e ogni uomo del suo popolo, mentre le donne se ne sarebbero ricordate un po’ per via della memoria degli uomini e un po’ perché quella parte l’avrebbero vista anche loro, anche loro non sempre, qualche volta e diventate mamme a loro volta avrebbero fatto in modo che anche i loro piccoli potessero ricevere quel segno e fu così nei secoli, infatti, la cosa viene fatta anche oggi dalle mamme e dai papà che seguono la religione ebraica.
Perché, poi, tutti si accorgessero preferì cambiare il nome suo e della moglie, anzi a dire tutta la verità, fu Dio a ordinarglielo. Che nome prese? Mise una “h” e tolse una “i” per cui lui da Abram si fece chiamare Abraham (che per comodità noi si continuerà a chiamarlo Abramo) e lei che per tutta la vita aveva chiamato Sarai, da allora la chiamò Sara. Poca roba, dici? Sì, certo, fece un cambio piccolo, piccolo, ma sufficiente per dire che quando si è amici di Dio si cambia senza, però, esagerazioni e che quando si migliora più che dirlo occorre che se ne accorgano gli altri. Un accenno è quindi sufficiente e nulla di più...

Beh, se lasciamo il problema alle etichette da mettere sulle porte di casa o alla rubrica del cellulare da sistemare, ci resta una casa che non è proprio una casa, infatti a vederla avremmo detto: “quella è una tenda”. Tu, poi, che sei più in gamba di me avresti senza dubbio aggiunto: “quella è la tenda di Abramo”. Lo avresti detto anche per il fatto che lui se ne stava appisolato vicino all’ingresso.

Non c’era certo bisogno di guardare l’orologio per capire che si era verso mezzogiorno, lo diceva il caldo opprimente, talmente opprimente che spinse i tre viandanti a chiedere ospitalità al vecchio Abramo. Fu il caldo a costringerli o era proprio lì che intendevano andare?

Strani viandanti, decisamente strani quei tre che camminavano in tre, parlavano come se fossero uno e, forse, mangiavano come se fossero stati sei...
Strano anche ciò che avvenne, fu quando Abramo si fece mercante senza per questo vendere nulla al mercato....


Fine della settima puntata...