Diritto di morire?

E’ sufficiente mettere la parola “diritto” vicino ad un altra per affermare che tale diritto va difeso, tutelato, legiferato ecc.?
Apparentemente sembrerebbe di sì: diritto di morire, si dice, ed è verità ritenuta assodata perché quella parola “diritto” da dignità di esistenza, certezza di verità.
E se dovessi dire: diritto di vendetta? Andrebbe ancora bene? Spero di no. E perché non andrebbe bene? Perché non basta mettere diritto vicino a vendetta per darle dignità di esistenza, certezza di verità. Ciò che dà diritto ad una cosa è un insieme di valori cha sta dietro alla parola diritto ed è un “mondo” che, forse, occorre visitare prima di essere certi che l’abbinamento sia legittimo.
A questo proposito potrebbe risultare grottesco che una società proclami il diritto di morire e non quello di vivere. Il diritto di morire per tutti (naturalmente per coloro che lo chiedono), quello di vivere no, per il semplice motivo che quelli che sono nella pancia della mamma non possono esprimere la loro opinione.

Naturalmente si obietterà che chi chiede di morire è un uomo e una donna, chi invece è nella pancia delle mamme nelle primissime settimane o mesi non è ancora né uomo né una donna. Già, che sciocco che sono, come posso dimenticare che dalla pancia delle mamme possono nascere bambini, gatti o zucchine?