CAPITOLO 2
PAOLO E LA COMUNITA’
CRISTIANA
In ciò che Paolo
ha vissuto del suo incontro con Cristo si trovano racchiusi
molti elementi del suo rapporto con le comunità e dei
valori a cui vuole condurle.
Ascoltandolo possiamo leggere anche il nostro modo di
appartenere alla chiesa e alla comunità parrocchiale in
particolare.
1. Sulla via di Damasco (vedi il capitolo 1)
Paolo ha fatto l’esperienza della misericordia di Dio: lui
il persecutore è stato raccolto, accompagnato e salvato.
Nella consapevolezza di essere amato, Paolo non può non
sentire vivo e vero, come impegno della vita,
l’insegnamento dell’amore: l’amore deve essere la logica
della vita del cristiano.
Questa coscienza nuova emerge, per esempio, con chiarezza
quando scrive la prima delle due lettere che invia alla
comunità presente nella città di Corinto (sulla Bibbia o
per citarla si scrive: 1 Corinzi e in chiesa nel corso della messa
sentirai: “dalla
prima lettera di san Paolo apostolo ai
Corinzi”).
In quella comunità molti cercavano nei doni che può fare lo
Spirito Santo (carismi) un motivo per distinguersi dagli
altri e per primeggiare sugli altri.
In genere ci si vanta sempre un poco di quello che si ha e
in quella comunità, un po’ sosfisticata, attratta dal
mistero e dall’ebrezza del sapere, il potersi pavoneggiare
per delle capacità particolari come il poter pregare con
lingue sconosciute o il poter giudicare correttamente la
vita era una cosa che risultava particolarmente attraente.
Paolo allora propone, motivandola, una specie di
classifica: vuoi un dono particolarmente speciale? Bene,
c’è una virtù che è unica e che rimarrà per l’eternità ed è
la carità. Vivila e sarai veramente grande.
Se ti vuoi vantare occorre puntare in alto su qualcosa che
durerà sempre, ma quando punti lì la vanagloria e la
superbia si trovano parecchio a disagio.
Prima di leggere i passi che seguono, tratti dal capitolo
13 della prima lettera ai Corinzi, vorrei attirare la tua
attenzione su due piccole cose.
La prima: se qualcuno poteva vantarsi quello era san Paolo.
Oltre ad avere ricevuto dei carismi particolari, aveva
avuto una rivelazione personale da Gesù stesso e da Lui in
prima persona era stato chiamato e riservato per una
missione speciale. Queste erano cose ben maggiori di quelle
che poteva vantare chiunque altro eppure Paolo non cerca di
farsi bello con queste cose, anzi si fa ultimo: lavorerà
guadagnandosi con il suo sudore il necessario per vivere,
sarà frustato, incarcerato. Per lui, e per ogni cristiano,
seguire l’amore di Cristo e immedesimarsi in esso non è un
discorso da fare e da esibire, ma una vita da vivere.
Ed ora la seconda: san Paolo, come abbiamo già osservato
ieri, era stato un fariseo assolutamente osservante delle
disposizioni della legge e, quindi, conosceva bene i giorni
e gli anni scanditi dal ritmo delle infinite osservanze, ma
quando l’amore di Cristo lo conquista, nell’amore butta
dentro tutta la vita e tutti i precetti possibili e
immaginabili: il comandamento fondamentale (come abbiamo
sottolineato ieri) diventa per lui, quello dell’amore,
anzi, usiamo il termine preciso: il comandamento della
carità.
Aspirate ai carismi più grandi! E io
vi mostrerò una via migliore di tutte.
“Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o
un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i
misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della
fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la
carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie
sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non
avessi la carità, niente mi giova.
Per
riflettere e meditare:
superiamo il leggero
moralismo che potrebbe portarci a chiederci se viviamo
secondo la logica dell’amore e facciamo, invece, un altro
percorso: prova a rivedere tante situazioni che vivi o che
hai vissuto, forse le hai impostate basandoti su ciò che ti
sembrava giusto o in base alla logica dei diritti, ora
prova a rivederle tutte chiedendoti che cosa avrebbe fatto
Gesù se fosse stato Lui al tuo posto.
2. Ricordare l’importanza della carità non
è, però, sufficiente e per farci capire bene, Paolo si
sforza di descriverla.
Il suo è un aiuto necessario perché anche a noi sfugge un
pochino il significato vero della parola.
Per esempio, capita spesso che la parola carità venga
abbinata al gesto di offrire qualche spicciolo al lavavetri
fermo al semaforo e se al posto della parola carità usiamo
la parola amore le cose non cambiano di molto perché anche
nei confronti dell’amore ci sentiamo tutti maestri mentre,
invece, siamo molto, molto piccoli. Chi, infatti, sa dire
in modo convinto e non finto: vorrei imparare ad amare, non
credo di saper amare fino in fondo?
La carità è
paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità,
non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non
cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del
male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace
della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto
sopporta. La carità non avrà mai fine. (1Cor. 13,31-14,7)
Rileggi il brano e ti accorgerai che c’è qualcosa di
singolare.
Nel descrivere la carità Paolo non descrive una cosa o
delle cose da fare, Paolo descrive una persona: quella
persona che lui ha incontrato sulla via di Damasco
(torniamo sempre lì) e dalla quale è stato amato e per la
quale si è determinato a donare tutta la sua vita. Paolo ha
semplicemente descritto Gesù Cristo.
3. Se la chiesa è il corpo di Cristo che si
prolunga nella storia, come ci insegna san Paolo per
esempio nella lettera ai Romani capitolo 12 ai versetti 4 e
5, Cristo deve esserne la regola e Lui è l’Amore.
L’unione e la comunione fra noi non è, dunque, qualcosa di
simbolico o qualcosa che si aggiunge a tante cose da fare
per essere dei bravi cristiani. La comunione che trova
nella carità la sua regola e la sua sorgente non è qualcosa
che può esserci come non esserci, la carità e la comunione
che ne deriva sono elementi essenziali per chi vuole
seguire Gesù Cristo.
Per vivere nella carità, però, occorre volgere il nostro
sguardo a Gesù piuttosto che ai nostri sforzi, anche se,
naturalmente, ci devono essere pur non essendo la parte
sostanziale.
E’ un po’ come si fa di fronte ad un grande panorama: non
c’è da dire o da fare o da progettare perché di fronte al
panorama si sta, cioè si impara a “perdere tempo”. Un
perdere tempo, un guardare silenzioso che scava e che
rigenera, così come siamo rigenerati quando impariamo a
stare di fronte a Cristo contemplando il suo amore, l’amore
che Lui è.
Stai, guardi, ti lasci afferrare e piano, piano nel tuo
cuore si aprono spazi infiniti.
Quando san Paolo per incoraggiare la comunità, a lui cara,
della città di Filippo, la invita ad avere i medesimi
sentimenti di Cristo, non si lancia immediatamente a
descrivere “concretamente” cosa occorre fare per aver quei
sentimenti, non fa l’elenco delle buone azioni, ma
inaspettatamente porta a guardare il mistero meraviglioso
della povertà e dell’obbedienza di Cristo che si “svuota”
non tenendo gelosamente per sé la sua natura divina e
preferendo, per amore, assumere la nostra condizione, la
condizione di servo.
Non è questione di essere passivi e pigri, non è questione
di trovare nello stare e guardare
la scusa per non fare, è
questione, invece, di guardare e di lasciarsi guardare dal
mistero dell’amore di Dio. E’ uno stare recettivo: se
guardo al Suo amore e se di fronte al suo amore comprendo
quanto mi abbia amato malgrado tutta la mia meschinità, non
posso non aprirmi ad una nuova logica ad una nuova sapienza
nel vivere la vita.
Adesso prova a leggere quel brano della lettera ai
Filippesi di cui ti ho detto. Se la carità è la regola
questo potrebbe esserne il metodo:
1Se c'è
pertanto qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto
derivante dalla carità, se c'è qualche comunanza di
spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione,
2rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri
spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti.
3Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria,
ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri
superiori a se stesso, 4senza cercare il proprio interesse,
ma anche quello degli altri.
5Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo
Gesù,
6il quale, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
10perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a
gloria di Dio Padre.
Per
riflettere e meditare:
1.
Prima una
bella frase sintetica di Oliver Clement, teologo ortodosso,
che potrebbe aiutare a riprendere nella nostra vita quel
disegno meraviglioso dell’amore di Dio a cui san Paolo ci
ha introdotto: “se non si sa morire perché l’altro sia, si
fa morire l’altro per sentirsi essere”.
2. Ti
ricordi il racconto evangelico di Marta e Maria le sorelle
di Lazzaro? Un giorno Gesù le va a trovare e Marta subito
da buona padrona di casa si sbatte per riordinare la casa e
per metter su un pranzo dignitoso. Affannata va da una
stanza all’altra e passando continua a vedere sua sorella
Maria ai piedi di Cristo mentre, silenziosa, lo guarda e lo
ascolta. Forse anche un po’ per gelosia e senza dubbio per
la stanchezza rimprovera Gesù e più o meno è come se gli
dicesse: “ma ti sembra giusto che quella lì se ne stia
imbambolata senza darmi una mano? E dille qualcosa…”.
Gesù le risponde che era Maria ad aver scelto la parte
migliore.
Tenendo presente che tutte due sono sante occorre che in
noi Marta viva con Maria e Maria si volga a Marta cioè è
necessario che il fare-amare e il pregare-amare viaggino
insieme. Potresti, per esempio, cercare di considerare la
possibilità di riordinare il tuo tempo basandolo anche sul
servizio agli altri e poiché senza dubbio già cerchi di
aiutare la tua comunità potresti cominciare a parlare con
Gesù di quello che fai sia per ritrovare l’entusiasmo e sia
per ricordarti che la chiesa è cosa sua e che, alla fine, è
Lui che la cresce. Naturalmente ha bisogno di te, ma di te
che stando con Lui cerchi di fare come farebbe
Lui.
4. Il sostare di Maria, dunque, non può non
generare il servizio di Marta e san Paolo sa bene come
orientarci verso il “concreto” secondo cui esprimere il
nostro legame con Gesù, quel legame capace di generare
rapporti saldi fra i credenti in lui al punto che l’unità e
l’amore diventano il segno distintivo di una vera comunità
cristiana.
Fra i tanti ti ricordo alcuni aspetti su cui puoi
soffermarti e riflettere.
4.1. Non sentirsi mai
degli arrivati.
San Paolo ci
insegna a concepirci in corsa, protesi verso una meta. Se
abbiamo il desiderio forte di raggiungere un traguardo
possiamo essere ancora suscettibili? Possiamo offenderci
quando qualcuno ci offre, magari correggendoci, una
possibilità per facilitarci nella corsa che vogliamo
assolutamente fare?
12Non però che io
abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla
perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo,
perché anch'io sono stato conquistato da Gesù
Cristo.
13Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo
soltanto so: dimentico del
passato e proteso verso il futuro, 14corro verso la mèta per arrivare
al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo
Gesù. (Filippesi 2,12-14)
4.2 Ricordare una cosa
semplice, semplice.
Quando ci
diciamo che occorre guardare a Gesù o che occorre mettersi
al servizio degli altri nella comunità o che è
assolutamente necessario vivere nella regola dell’amore,
non ci si riferisce ad una logica o a un progetto o a uno
schema da imparare e ripetere, si tratta piuttosto del
vivere quotidianamente i sentimenti semplici della gioia di
donarsi all’altro. Tutto cioè deve passare attraverso la
nostra semplice e quotidiana umanità.
Prova a farti incoraggiare da questo quadretto splendido
dove vediamo Paolo che sta per salpare da Mileto salutando
nell’addio la sua gente, lo aspetta la città di
Gerusalemme:
36Detto
questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. 37Tutti
scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di
Paolo lo baciavano, 38addolorati soprattutto perché aveva
detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo
accompagnarono fino alla nave. (Atti 20,36-38)
Così,
anche, lasciati incoraggiare da questo passaggio della
prima lettera alla comunità che risiede a Tessalonica:
7Quanto a noi, fratelli, dopo poco
tempo che eravamo separati da voi, di persona ma non col
cuore, eravamo nell'impazienza di rivedere il vostro volto,
tanto il nostro desiderio era vivo. (I Tessalonicesi 2)
…
accaduto e voi ben sapete. 5Per
questo, non potendo più resistere, mandai a prendere
notizie sulla vostra fede, per timore che il tentatore vi
avesse tentati e così diventasse vana la nostra fatica.
6Ma ora che è tornato Timòteo, e ci
ha portato il lieto annunzio della vostra fede, della
vostra carità e del ricordo sempre vivo che conservate di
noi, desiderosi di vederci come noi lo siamo di vedere voi,
7ci sentiamo consolati, fratelli, a vostro riguardo, di
tutta l'angoscia e tribolazione in cui eravamo per la
vostra fede ( I Tessalonicesi 3)
Infine
considera l’attenzione e la delicatezza che Paolo dimostra
in un passo della lettera che indirizza al giovane vescovo
Timoteo
23Smetti di bere soltanto acqua, ma fa' uso di un po' di
vino a causa dello stomaco e delle tue frequenti
indisposizioni. (I Timoteo 5)
4.3 Non smarrirsi.
Non dobbiamo
identificarci con il nostro impegno e con tutte le riunioni
che tale impegno richiede, non dobbiamo smarrirci in queste
cose (pur necessarie) come se, fatto ciò che dovevamo fare,
avessimo dato quanto basta a Gesù.
In Cristo il nostro cuore e la nostra mente devono essere
rivolti ad ogni singolo, alla sua storia, al suo mondo, al
suo cuore. Siamo uno in Cristo non in certi orari o in
certe occasioni, ma dove c’è il nostro cuore e Cristo con
noi, cioè dovunque e sempre:
31Per questo
vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io
non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi.
(Atti 20,31)
14Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per
ammonirvi, come figli miei carissimi. 15Potreste infatti
avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo
molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo
Gesù, mediante il vangelo. (1 Corinti 4,14-15)
4.4 Un breve
promemoria.
Infine fra le
innumerevoli pagine di san Paolo (per esempio un’altra
bella pagina la trovi nella lettera ai Romani al capitolo
12) ti propongo questa, presa dalla lettera che indirizza
ai cristiani della città di Colosso, te la propongo nel
caso che, guardando a Gesù nella preghiera, ti venisse
voglia di avere i suoi stessi sentimenti…
1Se dunque
siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si
trova Cristo assiso alla destra di Dio; 2pensate alle cose
di lassù, non a quelle della terra. 3Voi infatti siete
morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!
4Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche
voi sarete manifestati con lui nella gloria.
5Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla
terra:
fornicazione,
impurità,
passioni,
desideri cattivi
e quella avarizia insaziabile che è idolatria,
6cose tutte che attirano l'ira di Dio su coloro che
disobbediscono. 7Anche voi un tempo eravate così, quando la
vostra vita era immersa in questi vizi.
8Ora invece deponete anche voi tutte queste cose:
ira,
passione,
malizia,
maldicenze
e parole oscene dalla vostra bocca.
9Non mentitevi gli uni gli altri.
Vi siete infatti spogliati dell'uomo vecchio con le sue
azioni 10e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per
una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore. 11Qui
non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o
incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma
Cristo è tutto in tutti.
12Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti,
di sentimenti di misericordia,
di bontà,
di umiltà,
di mansuetudine,
di pazienza;
13sopportandovi a vicenda
e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che
lamentarsi nei riguardi degli altri.
Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi.
14Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il
vincolo di perfezione.
15E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad
essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate
riconoscenti!
16La parola di Cristo dimori tra voi
abbondantemente;
ammaestratevi
e ammonitevi con ogni sapienza,
cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e
cantici spirituali.
17E tutto quello che fate in parole ed opere,
tutto
si compia nel nome del Signore Gesù,
rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.