Carmen nasce il 25 settembre 1985. E’ la primogenita di Carlo e Camilla, sposati due anni prima. La gravidanza era andata a meraviglia.
Essendo Carlo figlio unico e maschio, la nascita di una bimba era stata accolta con grande gioia dalla nonna e dalla zia.
La piccola cresce regolarmente. Finché un pomeriggio - Carmen ha due mesi - all’improvviso ha vomito a getto, si irrigidisce. La portano subito all’ospedale più vicino, dove però i medici non riescono a stendere una diagnosi: “Natura da determinare”. La bimba intanto è sempre più rigida, il volume della testa si ingrossa, ha gli occhi rovesciati. Si predispone il trasferimento a Bergamo.
Qui, finalmente, si capisce con la Tac che Carmen ha un tumore alla testa. Viene operata d’urgenza: è grande come un mandarino, ma di natura benigna.
L’intervento - è il 5 dicembre - riesce bene,


tanto che pochi giorni dopo la piccola comincia a sentire lo stimolo della suzione e riprende ad alimentarsi. A Natale, però, ha un crollo. Inspiegabile. Da quel giorno, l’encefalogramma risulta piatto. Il suo quadro clinico nemmeno i medici lo hanno saputo giustificare. Carlo e Camilla di domande se ne sono fatte tante, ma non si sono fasciati la testa. Per loro hanno contato solo due frasi.
Una pronunciata dal cardinale Ballestrero, arcivescovo di Torino (è morto nel 1998), di cui la famiglia Ciocca - molto legata ai padri carmelitani - era grande amica: “Sperare sempre, disperare mai”.
L’altra del loro ex medico di famiglia, il dottor Pampuri - nipote del santo Riccardo Pampuri -, che, in dialetto lombardo, parlando dei colleghi era solito ripetere: “Ti, de tua tusa, han capì nient, i capisaran nient e i capisaran mai nient. Contra Quel là se va no”.