Dopo una preparazione che ha visto coinvolte le associazioni della città, le sue realtà sociali, l’amministrazione e la comunità parrocchiale si era arrivati alla realizzazione della grande festa della famiglia che avrebbe dovuto prepararci nel clima festoso di una domenica insieme al grande appuntamento con il VII raduno mondiale delle famiglie e in particolare con il santo Padre, ma... di mezzo si mise la pioggia abbondante e continua.

La giornata aveva un suo “contenitore” nel quale tutte le varie e belle iniziative avrebbero dovuto trovare la loro collocazione e, soprattutto, la festa aveva una sua anima.
La pioggia ha cancellato la gran parte delle iniziative, ma non l’anima o, almeno, questa è la speranza e l’impegno che non ci lasciano.

Il contenitore: la città è fatta di famiglie e si era voluto pensare alla città come la casa di una famiglia, i cittadini come i componenti di quella famiglia e domenica 15 aprile come una domenica da loro vissuta con i ritmi e i tempi e le “attività” che la caratterizzano.
Un giorno che doveva diventare per la grande famiglia della città e per tutte le famiglie che la compongono attesa gioiosa della grande festa del VII raduno delle famiglie.

E l’anima? Direi che l’anima è data dalla gioia del reciproco incontro nella città fra realtà diverse e, dal punto di vista ecclesiale, un significativo passo verso una coscienza non solo sentita, ma anche tentata nella realtà, di una comunità cristiana aperta al mondo.
Un’apertura, però, secondo un disegno preciso nei contorni: i nostri ambienti fanno fatica ad accogliere l’altro e là dove riescono non sempre sanno poi conservare la propria identità.
Il problema è dunque essere aperti al mondo senza scivolare nell’indistinto, nell’assimilazione supina di ogni logica del mondo alla ricerca del consenso, è arrivare a un’apertura nella verità, cioè a un’apertura a un dialogo che nel riferimento continuo a Cristo testimoni di una comunità tutta per il mondo e nel contempo chiara in ciò che essa è o si impegna ad essere.
Dialogo e identità che sembrano escludersi a vicenda e che invece sono, nella loro unità, la vera garanzia di costruzione e lavoro comune che è la stessa cosa del dire della necessità del costante rapporto fra
ragione e fede che dopo il discorso fatto dal santo Padre a Ratisbona dovrebbe essere la strada maestra desiderata, tentata e seguita dalla comunità cristiana.

Qui il pieghevole con il programma della festa.